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Eventi

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In questa sezione sono raggruppati gli eventi che il Gruppo ha documentato nel corso degli anni, come mostre fotografiche, visite ai musei, ecc.

Complice la stagione fredda, di questi tempi ogni tanto ne approfittiamo per andare a vedere cosa fanno, o cosa hanno fatto altri fotografi, quelli bravi tanto per intenderci… E a Torino di questi tempi sono in mostra un bel po’ di fotografie di uno proprio bravo… Nella bellissima sede di “Camera, Centro Italiano per la Fotografia” a Torino, prosegue infatti fino al 4 febbraio una mostra realizzata in collaborazione con la Médiathèque du patrimoine et de la photographie (MPP) di Parigi, su André Kertész, fotografo di origini ungheresi, nato a Budapest nel 1894, giunto in Francia nel 1925 e trasferitosi infine negli Stati Uniti nel 1936, dove morirà nel 1985. La mostra è composta da oltre centocinquanta immagini che ripercorrono l’intera carriera di André Kertész, seguendo le tappe biografiche dell’autore, a partire dalle prime fotografie amatoriali scattate nel suo paese d’origine e durante gli anni della Prima Guerra Mondiale: in questi anni, Kertész affina il suo sguardo e già mostra la capacità di trasformare la quotidianità in immagini sospese tra sogno e apparizione metafisica. Si passa poi alle celebri icone realizzate nella Parigi capitale del mondo culturale degli anni Venti e Trenta: le strepitose nature morte realizzate nello studio del pittore Piet Mondrian; i ritratti di personaggi che hanno fatto la storia della cultura e del costume del Novecento, le scene di strada, diurne e notturne, i luoghi dove Kertész cerca, secondo le sue stesse parole, “la vera natura delle cose, l’interiorità, la vita”, realizzando immagini che hanno contribuito in maniera decisiva alla creazione del mito della capitale francese nella prima metà del secolo. Infine, le “distorsioni” – giochi nati dagli specchi deformanti dei baracconi del luna park – che lo hanno reso una figura di primo piano anche nell’ambito surrealista. L’esposizione getta poi una nuova luce sulla lunga seconda parte della sua esistenza, trascorsa al di là dell’Oceano, dove Kertész evidenzia l’effetto che le nuove architetture, i nuovi stili di vita, i nuovi panorami cittadini hanno sulla sua fotografia. Tra questi scatti, in alcuni casi inediti, si ricordano quelli spettacolari del porto di New York o dello skyline della Grande Mela o ancora le immagini della casa dell’architetto Philip Johnson, quasi un contraltare di quelle scattate nella casa di Mondrian mezzo secolo prima. Un percorso tanto coerente quanto variegato, che conferma una volta di più quanto affermato da Cartier-Bresson: “Tutto quello che abbiamo fatto, o che abbiamo intenzione di fare, Kertész lo ha fatto prima”. E proprio quest’ultima affermazione ci ha colpiti e ci ha fatto riflettere, lo scorgere stili e composizioni che altri fotografi successivamente hanno preso quali ispirazioni per i propri scatti; si può dire che Kertész abbia aperto la via a un nuovo modo di fotografare. I suoi scatti suggeriscono molto di più di ciò che è contenuto nell’inquadratura, ispirano domande, aprono sentieri, ci invitano ad andare oltre con la fantasia e l’immaginazione, un passo più in la’...oltre la cornice.

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