L’Alta Valle presenta un territorio tipicamente montano che si estende indicativamente dalle sorgenti in quota del torrente Elvo fino alla strada del “Tracciolino”, ideale linea divisoria tra aree insediate e paesaggio naturale. Valle aperta, con ampi pascoli, alpeggi e rifugi alpini in quota; i suoi versanti sono costellati da centri rurali. Dal paesaggio già tipicamente montano dell’alta valle, fatto di boschi intervallati da grandi pascoli verdi attraversati da corsi d’acqua purissima, si passa ad un territorio dove prevalgono le dolci colline che scendono dalla dorsale morenica per arrivare al lago di Viverone, accompagnate per alcuni tratti dal corso del torrente Elvo. La Bassa Valle è dunque caratterizzata da dolci colline e da importanti centri abitati per il loro carattere residenziale ed alcuni insediamenti produttivi.
I comuni della vallata sono:
Camburzano, Donato, Graglia, Magnano, Mongrando, Muzzano, Netro, Occhieppo Inferiore, Occhieppo Superiore, Pollone, Sala Biellese, Sordevolo, Torrazzo, Zimone e Zubiena.
Questa volta la meta della nostra esplorazione è stata Sala Biellese, in parte per visitare il paese come è nostra consuetudine, ma anche per una visita al Museo della Resistenza. Sala Biellese è un antico borgo collocato su uno dei cordoni morenici della Serra e le prime notizie si hanno intorno all’XI secolo con la fondazione dell’antica abbazia dedicata ai Santi Salvatore e Giacomo della Bessa. Anticamente la comunità di Sala apparteneva alla contea di Ivrea, in seguito la sua storia civile fu in gran parte legata al Casato degli Avogadro di Cerrione, anche quando nel 1404 divenne proprietà di Casa Savoia. Nel corso dei secoli gli abitanti più volte si sono distinti per il loro spirito di ribellione con la cosiddetta “rivolta delle tessitrici”, insorte nel lontano 1896 per manifestare il loro disappunto per l’imposizione di una tassa che colpiva proprio questa categoria. Ma è durante la seconda guerra mondiale che gli abitanti del territorio della Serra morenica ed i partigiani che vi si trovavano a combattere diedero vita a un’importante rete di collaborazione sociale, che ha lasciato profonde tracce sul territorio tra Sala e Torrazzo e che lega tra loro questi luoghi emblematici ad altri della resistenza partigiana e della liberazione. Non a caso fu qui che Radio Libertà, la prima ed unica emittente radiofonica rivolta al pubblico (e che avesse quindi una funzione non direttamente militare) gestita dai partigiani, diffuse ogni sera editoriali su argomenti vari, bollettini di guerra partigiani, notizie su avvenimenti locali e nazionali di rilievo, lettere di partigiani o familiari, saluti a combattenti o familiari, brani musicali e, talvolta, comunicati dei comandi partigiani o del Cln e persino poesie. “Il museo racconta la storia del fascismo, indica le cause di ciò che ha portato a tanta sofferenza e alla nascita dei gruppi partigiani, illustrando la propaganda del Ventennio, imposta al popolo italiano e la storia di quel partito sin dagli albori. Questo per far riflettere il visitatore e per non dimenticare come il fanatismo può portare alla rovina di un paese, liberato solo dal coraggio e la forza dei ragazzi che hanno deciso di ribellarsi e combattere per la libertà. Questo museo deve rappresentare la casa di chiunque ricordi quegli eroici gesti e sia consapevole che la nostra libertà è merito del loro sacrificio, deve essere la casa di chi questi fatti non li conosce, perché troppo giovane, ma li vuole apprendere e capire, deve essere la casa di chi ha vissuto la Resistenza e qui voglia ricordare quei momenti. Deve e vuole essere la casa della memoria, sempre viva ed attiva, non un semplice locale dove accumulare documenti e fotografie.” Queste parole, riportate sulla targa all’ingresso del museo sono una perfetta sintesi di ciò che è lo spirito di questo piccolo borgo della Serra nel quale, anche a distanza di ottant’anni, si percepisce lo spirito di libertà che vi invitiamo a scoprire attraverso le nostre fotografie.
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