Conosciuta anche come Valle di Mosso, è composta da una parte più a monte piuttosto ampia e caratterizzata dagli ampi pascoli della zona del Bocchetto di Sessera e dello spartiacque Strona/Sessera. La valle si restringe poi tra Callabiana e Camandona dove le acque dello Strona sono trattenute nell’invaso artificiale di Ponte Vittorio. Il fondovalle diventa in questo tratto densamente abitato e ricco di stabilimenti industriali, in maggioranza nel settore tessile. In questa zona, ai numerosi centri abitati di dimensioni anche notevoli si affiancano vasti boschi di castagno che ammantano le pendici delle basse montagne e delle colline circostanti. Sulle zone meglio esposte viene da secoli coltivata la vite; in particolare nei dintorni di Lessona dove si produce l’omonimo vino (DOC).
Fin dall’inizio dell’Ottocento, ad opera di Pietro Sella, la Valle Strona fu protagonista del passaggio dalla produzione manifatturiera a quella industriale. Già nel 1836, quando i “lanifici idraulici” erano, nel Biellese, una decina, i più importanti erano localizzati nella valle, che ben presto divenne il più sviluppato centro industriale del Biellese. La crescita dell’industria tessile in Valle Strona è stata continua fino a raggiungere, nel 1961, oltre 12.000 addetti, quando in Biella se ne registravano circa 9500. Questa secolare tradizione laniera viene oggi confermata attraverso la continuità della produzione, che rimane al vertice della qualità.
I comuni della vallata sono:
Bioglio, Callabiana, Camandona, Cossato, Lessona, Pettinengo, Piatto, Quaregna Cerreto, Vallanzengo, Valle San Nicolao, Strona, Valdengo, Veglio, Vigliano Biellese.
La ceroplastica è un'antica tecnica di lavorazione della cera. Usata a lungo in ambito funerario, devozionale e ritrattistico, nei secoli XVIII e XIX fu largamente impiegata anche per la riproduzione a scopo didattico di modelli anatomici, zoologici e botanici. Tra le figure più importanti che diedero impulso a questa tecnica troviamo Francesco Garnier Valletti (1808-1889), uno tra i più apprezzati ceroplasti in tutta Europa. Nel 1858 Garnier Valletti, mise a punto la ricetta che segnò una profonda svolta nella sua vita; si trattava di una miscela di resine, cere e polveri di inerti che permettevano di riprodurre perfettamente la frutta in copie molto più solide e resistenti di quanto fossero state sino ad allora. La prova è che in diverse istituzioni italiane, musei e università, si conservano ancora i suoi frutti creati 150 anni fa con la ceroplastica e si possono ammirare in tutta la loro minuziosa precisione. Oggi conosciamo Davide Furno che porta avanti questa arte plasmando la cera nel suo laboratorio di Vigliano Biellese dove mescola abilmente resine naturali, cere animali e vegetali, gessi e polveri. Specializzato nei frutti del Piemonte, in particolare mele e pere, di anno in anno sta ampliando la sua collezione di frutti con esemplari provenienti da altre regioni italiane. Per le sue realizzazioni utilizza unicamente come modelli i frutti nella loro forma tipo più rispondente alla descrizione pomologica, con questa produce il calco, nel quale poi versa una miscela bollente di resine e cere. Ottiene così il frutto grezzo, che poi con estrema pazienza colora e lucida fino ad ottenere dopo 6-8 mani di biacche e vernici e circa 3 settimane di lavorazioni, un frutto finto che è difficile distinguere dall’originale. Sugli scaffali del suo laboratorio troviamo pennelli, calchi di cera e vasi di vetro contenenti sostanze e colori dai nomi esotici e affascinanti, che evocano terre e mondi lontani; miscelando questi elementi le sapienti mani di Davide produrranno frutti così attraenti e seducenti da poter immaginare persino il profumo.