Conosciuta anche come Valle di Mosso, è composta da una parte più a monte piuttosto ampia e caratterizzata dagli ampi pascoli della zona del Bocchetto di Sessera e dello spartiacque Strona/Sessera. La valle si restringe poi tra Callabiana e Camandona dove le acque dello Strona sono trattenute nell’invaso artificiale di Ponte Vittorio. Il fondovalle diventa in questo tratto densamente abitato e ricco di stabilimenti industriali, in maggioranza nel settore tessile. In questa zona, ai numerosi centri abitati di dimensioni anche notevoli si affiancano vasti boschi di castagno che ammantano le pendici delle basse montagne e delle colline circostanti. Sulle zone meglio esposte viene da secoli coltivata la vite; in particolare nei dintorni di Lessona dove si produce l’omonimo vino (DOC).
Fin dall’inizio dell’Ottocento, ad opera di Pietro Sella, la Valle Strona fu protagonista del passaggio dalla produzione manifatturiera a quella industriale. Già nel 1836, quando i “lanifici idraulici” erano, nel Biellese, una decina, i più importanti erano localizzati nella valle, che ben presto divenne il più sviluppato centro industriale del Biellese. La crescita dell’industria tessile in Valle Strona è stata continua fino a raggiungere, nel 1961, oltre 12.000 addetti, quando in Biella se ne registravano circa 9500. Questa secolare tradizione laniera viene oggi confermata attraverso la continuità della produzione, che rimane al vertice della qualità.
I comuni della vallata sono:
Bioglio, Callabiana, Camandona, Cossato, Lessona, Pettinengo, Piatto, Quaregna Cerreto, Vallanzengo, Valle San Nicolao, Strona, Valdengo, Veglio, Vigliano Biellese.
Abbiamo aspettato con pazienza di visitare l’Oratorio di San Rocco a Pettinengo, sapendo quali piccoli tesori celasse al suo interno, e l’occasione si è presentata domenica 2 giugno, quando al proprio interno è stata inaugurata la bellissima mostra “Veli perduti”. In un sol colpo abbiamo così potuto ammirare la grande collezione di acquasantini lungo le prime pareti dell’Oratorio e nelle comode teche, ma soprattutto la magnifica esposizione dei veli che le donne avevano l’obbligo di indossare nel passato, per partecipare alle funzioni religiose. Furono dapprima i cosiddetti “mucarö”, veli fini di forma quadrata o rettangolare con lato di un metro e oltre, spesso ricamato a mano nei modi più svariati, e successivamente, verso la fine della metà del secolo scorso, dalle “cueffe”, veli con tre punte arrotondate, a forma di triangolo, bianche per le donne giovani, neri per quelle anziane, oppure di colore écru, grigie o blu. Per oltre due ore ci siamo dedicati ad osservare e fotografare da vicino queste meraviglie, senza dimenticare il luogo dove sono ospitate: l’Oratorio di San Rocco, ricostruito dopo il 1606, che vi stupirà per dimensioni e ricchezza degli interni, che dall’esterno non si possono immaginare. Non esitate quindi! Avete tempo fino al 28 luglio per ammirare queste meraviglie. Tutte le domeniche dalle 14,30 alle 18,30, oppure su prenotazione per Gruppi telefonando al 3476825122.